domenica 14 settembre 2008


Superfici

La parte dell'edificio che si manifesta per prima all'esterno è la coiddetta "pelle", l'involucro che chiude gli spazi e determina quel confine tra spazio esterno e spazio interno che è uno dei primi atti del fare architettura. 
La caratterizzazione di questa pelle ha subito variazioni nella storia ma sostanzialmente è stata intesa e realizzata quasi sempre o come mascheramento della struttura dell'edificio o come conformazione delle stesse murature portanti o come decorazione delle stesse murature.
Nell'architettura michelangiolesca risulta evidente la forza spaziale e tridimensionale che gli involucri esterni assumono, si pensi alla pianta di S.Pietro, così in quella barocca l'involucro si stacca e comunica in modo quasi indipendente con l'esterno.
In epoca contemporanea questo discorso viene arricchito da altri modi di intendere la superficie. Gia con il centre Pompidou, infatti, Renzo Piano aveva pensato a realizzare su uno dei prospetti un gigantesco schermo che doveva servire a comunicare idee, immagini, suggestioni a quanti si trovassero a  passare lì davanti, schermo poi non realizzato perchè troppo innovativo, verrà poi realizzato in molti altri progetti contemporanei. Abbiamo quindi un involucro che funziona da "interfaccia" e da supporto per veicolare flussi di informazione, quasi una periferica di output per usare un linguaggio informatico. Altre realizzazioni con un carattere spiccatamente sperimentale hanno creato superfici che interagiscono con l'ambiente e con le persone cambiando forma o colore attraverso sofisticati meccansimi tecnico-informatici, edifici che somigliano sempre più ad essere intelligenti.Un ulteriore modo di operare sulle superfici ci viene suggerito dai lavori di Gerhy, che usa la superficie come materia scultorea, con un carattere tridimensionale e non bidimensionale come nel caso della superficie-schermo. Architetti come Eisenman trattano la pelle dell'edificio quasi come una continuazione del terreno, in quelle realizzazioni che sembrano emergere dal terreno come generati da movimenti tellurici, si veda in proposito il centro culturale della Galizia a Santiago di Compostela realizzato dallo stesso Eisenman.
La radice di tutti questi percorsi va però cercata in quel lavoro di scomposizione volumetrica portato avanti dal movimento moderno e dalle avanguardie come il neoplasticismo, quando la scatola edilizia viene scoposta in piani tra loro indipendenti.

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